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Libertà “da” o Libertà “per”?

Immagine del redattore: Dott.ssa Chiara RussoDott.ssa Chiara Russo

Aggiornamento: 4 mag 2020


“L’uomo crede di volere la libertà, in realtà ne ha una grande paura, perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni e le decisioni comportano dei rischi” - Erich Fromm


Cosa significa davvero essere liberi? Si può dischiudere una possibilità di libertà proprio nel fatto di non essere liberi? Come si coniuga tutto questo con l’attuale periodo storico che stiamo vivendo? Dal 4 maggio inizierà la Fase 2 dell’Emergenza Covid-19 che ci consentirà maggiore libertà di movimento. È davvero questa la Libertà?


Noi riteniamo di poter essere liberi quando possiamo vestirci come ci pare, svegliarci quando vogliamo, mangiare quello che ci va, lavorare solo quando ne abbiamo voglia, comprare tutto quel che desideriamo o dire tutto ciò che ci passa per la testa. In questo è implicita la convinzione che possiamo essere liberi solo in determinate condizioni. Ma non è forse un paradosso sentire di poter essere liberi solo quando avremo ottenuto determinati risultati o solo quando si saranno realizzate determinate condizioni? E se una volta realizzati tutti i nostri obiettivi ci accorgessimo di non sentirci ancora liberi?

Essere davvero liberi ha a che fare molto più con una condizione interna piuttosto che con i nostri risultati o con le circostanze esterne e solo quando la nostra testa e il nostro cuore saranno privi di catene, o meglio non si lasceranno più definire da quelle, potremmo sentirci finalmente liberi. Sono le catene dei liberi per cui Jean Jacques Rousseau diceva: “L’uomo nasce libero eppure ovunque è in catene”.

Viviamo nel tempo dell’esaltazione delle libertà individuali, ma temiamo la libertà che ci interroga sulla nostra vita. Che ne farai della libertà che hai acquistato? Come la userai? Tito Livio nello scrivere la storia di Roma racconta che di cento schiavi che possono diventare liberti, solo pochi accettano la nuova condizione mentre gli altri preferiscono il giogo della schiavitù. Proprio così: l’uomo ha paura della libertà.

Esistono tre tipi di libertà: 1. La libertà di: esprimersi, viaggiare, votare, etc. 2. La libertà da: dalle paure, dalle dipendenze psicologiche, dall’oppressione, etc. 3. La libertà per: come vivi? per cosa o per chi vivi? Quest’ultima è la più temuta di tutte.


Una libertà non ci potrà mai essere tolta, neppure in questo tempo di restrizioni: la libertà di scelta. Possiamo scegliere di vivere la migliore vita possibile nel contesto attuale aprendoci con fiducia alla vita.


Viktor Frankl, padre della Logoterapia concepita durante la sua permanenza nel campo di concentramento di Auschwitz, diceva: “Sulla East Coast quando arrivi a New York vedi subito la Statua della Libertà, bella e imponente, però gli americani si sono dimenticati di fare sulla West Coast a San Francisco la Statua della Responsabilità, perché la libertà senza la sorella responsabilità è molto pericolosa”.


In Buber, filosofo teologo e pedagogista austriaco del Novecento, l'esperienza della libertà è intimamente legata al pensiero dialogico per il quale un Io incontra un Tu. È la Libertà che chiama in gioco la Responsabilità e l’Amore per se stessi e per l’altro. Il nostro tempo esalta il mito dell’indipendenza e dell’autosufficienza per cui io basto a me stesso. Ma l’amore e il desiderio di amare cominciano proprio dal riconoscimento della nostra insufficienza, del nostro bisogno dell’altro.

“Amore è una parola di luce scritta da una mano di luce su una pagina di luce”

Khalil Gibran

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